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Aracne di Cremance
(Concorso)

Messico, 2023, 4′

Sceneggiatura: Cremance

Fotografia: Alejandro Palomino

Montaggio: Alejandro Palomino

Musica: Eyibra

Scenografia: Cremance

Costumi: Patricia Dominga Sánchez

Interpreti: Mariana Oliart, Od Boronat, Zayda Gómez

Produzione: Cremance, Tim Luna per Baño Tuco Productions

 

In programma Giovedì 26/10/23 – ore 18:00 – Savoia Cityplex

 

Una donna imita il comportamento di un ragno e avvolge le sue nuove prede in un rituale molto speciale.

 

Note di regia:
Il mio lavoro ruota attorno alla sessualità, analizza costantemente come è stata rappresentata nel corso della Storia (in termini visivi e di produzione) nel cinema, nelle belle arti, nella letteratura – dai “chick flick” [film per un pubblico femminile] all’erotizzazione della morte nel Romanticismo – e la sua influenza sul modo in cui la consideriamo oggi. Un lavoro mirato a determinare l’uso delle immagini precostituite in termini di sesso, amore, erotismo, sia in accezione culturale che per la loro carica simbolica, per poi capire come tradurle in nuove forme e spazi significativi.

Cremance

Nato a Città del Messico nel 1985, ha frequentato la scuola nazionale di pittura e scultura La Esmeralda, dove si è laureato in arti visive. Ha poi seguito il programma FONCA-Conacyt con residenza d’artista Messico-Cina nel 2012. Ha esposto i suoi lavori, principalmente di video arte, in Messico, Stati Uniti, Spagna, Germania, Croazia, Francia, Cina e Giappone. Nel 2017 ha girato Te necesito ya, il suo primo cortometraggio, cui ha fatto seguito, nel 2023, Aracne.

Bookworm di Javier Yañez
(Concorso)

Titolo originale: Ratón de biblioteca

Spagna, 2023, 14′

Soggetto: Basato sul manga di Amagappa Shoujogun

Sceneggiatura: Elisa Lucía

Fotografia: Jacobo Herrero

Montaggio: Javier Yañez

Musica: Natalia Lagues

Costumi: Ana Gómez-Reino Planas

Interpreti: Aria Bedmar (Irene), Flora López (Consuelo), Manuel Tejera (il “topo”), Andrea Guardiola (madre), Raul Granell (Miguelito), Elsa Hernández (Irene bambina)

Produzione: Víctor Martín per Wewotion

 

In programma Mercoledì 25/10/23 – ore 18:00 – Savoia Cityplex 

Spagna, 1979. Irene è un’aspirante scrittrice che lavora in biblioteca. Il luogo è infestato da un “topo di biblioteca”, uno spirito che appare tra gli scaffali, ma scompare ogni volta che qualcuno tenta di avvicinarlo. Riuscire a scoprire la sua identità diventa per Irene un’autentica ossessione.

 

Javier Yañez Sanz
Nato a Madrid nel 1982, ha diretto video musicali, cortometraggi e spot per celebri campagne pubbicitarie. Con la sua società di produzione Wewotion ha realizzato nel 2012 gli effetti visivi del cortometraggio Aquel no era yo / That Wasn’t Me, vincitore del Goya e nominato all’Oscar. Tra i suoi cortometraggi, Mighty Boy (primo adattamento spagnolo di un manga di Naoki Urasawa), Amor Sacro (presentato a Sitges nel 2011) e A través del ocaso (2009). Ha realizzato La Perrera, poema visivo scritto dalla poetessa americana Xochitl-Julisa Bermejo. I suoi ultimi progetti sono altri due adattamenti da manga: Equals, da Utopias di Shun Umezawa e Bookworm, da Amagappa Shoujogun.

La caccia selvaggia di Gianmaria Pezzato
(Concorso)

Italia, 2023, 9′

Sceneggiatura: Gianmaria Pezzato

Fotografia: Michele Purin

Montaggio: Gianmaria Pezzato

Musica: Stefano Prestia

Scenografia: Noemi Traverso

Costumi: Noemi Traverso

Interpreti: Martina Iacomelli (Anna Oberharderin), Luca Filippi (Elias Oberharderin), Gregorio Gorza (Hans Oberharderin), Lorenza Dalprà (strega), Noemi Traverso (strega), Daniela Cagol (strega), Simone Bonomi (Beatrik il cavaliere), Jacopo Roccabruna (Caccia selvaggia), Davide Clementel (Caccia selvaggia), Joseph Janah (Caccia selvaggia)

Produzione: Michele Purin. Progetto promosso attraverso bando Generazioni 2022 con il sostegno di regione Trentino-Alto Adige, provincia di Trento e di Bolzano

Distribuzione: Premiere Film

 

In programma Venerdì 27/10/23 – ore 18:00 – Spazioporto

 

Trentino Alto Adige, 1506. Temporali, carestia e malattie: sono giorni difficili sull’Altopiano dello Sciliar. Anna è una giovane donna che, dopo l’improvvisa morte dei genitori, dedica sé stessa al servizio dei propri fratelli. Ma paura e superstizione sfociano nell’isteria e in un patriarcato dove a pagare è la categoria meno considerata, quella delle donne, accusate di stregoneria.

 

Note di regia:
L’idea nasce dalla volontà di raccontare la tragicità dietro alla frenetica caccia alla streghe avvenuta in Alto Adige nel decennio a cavallo tra quindicesimo e sedicesimo secolo. Un’epoca in cui, nei paesini sperduti di montagna, uomini e donne erano condannati a vivere in uno stato di isolamento sorretto dai dogmi di patriarcato e fanatismo religioso, predisponendo un terreno particolarmente fertile all’alimentarsi di paura e superstizione.
In un immaginario che si pone l’obiettivo di raccontare un misticismo ben distante dal classico racconto di streghe a cui ci ha abituati il folklore dei Padri Pellegrini americani, qui la stregoneria è quella del paganesimo germanico, dove la magia scaturisce dalle rune. Non a caso infatti, secondo la tradizione scandinava, la comprensione e l’utilizzo delle rune (e quindi, della magia) è arte segreta ed esclusiva della donna. Il contrasto tra simbologia norrena (il femminile) e simbologia cristiana (il patriarcato) dunque, guida l’intera narrazione: il caprone, la mela, la foresta, la nudità della donna.

(Gianmaria Pezzato)

 

Gianmaria Pezzato

Filmmaker indipendente, vive e lavora a Trento. Dopo essersi specializzato in effetti visivi presso BigRock – Institute of Magic Technologies, realizza numerosi cortometraggi. Nel 2018, cura la regia e la sceneggiatura del mediometraggio indipendente Voldemort: Origins of the Heir, fanfilm ambiento nel mondo di Harry Potter che totalizza oltre 18 milioni di visualizzazioni su YouTube e fa parlare di sé a livello internazionale (BBC, IndieWire, The Independent). In seguito lavora per l’agenzia milanese Web Stars Channel, curando la regia dei contenuti di alcuni tra gli youtuber più influenti in Italia.

Crappy Christmas: Operation Christmas Child di Jürgen Kling

Germania, 2019/2023, 6′

Sceneggiatura: Jürgen Kling

Animazione stop-motion: Jürgen Kling

Fotografia: Jürgen Kling

Montaggio: Erin DeWitt

Musica: Michael Kaufmann

Creazione pupazzi: Jürgen Kling, Barbara Dehm

Creazione set: Anja Backhaus, Alexander Dannhauser, Kerstin Lorwich

Costumi: Martyna Witkowska

Effetti digitali: Frank Vogt, Viktor Klassen

Voci: Ella Lang (bambino), Manuel Francescon (prete/vescovo), Jürgen Kling (monaco), Shawn Conners

Produzione: Jürgen Kling, Alexander Dannhauser, Frank Vogt, Ivo Scheloske, Dominic Saxl per Weirdoughmationfilms

 

In programma Mercoledì 25/10/23 – ore 18:00 – Savoia Cityplex

 

Un bambino viene attirato fuori di casa e rapito, per poi essere imprigionato in una piccola cella nei sotterranei di una chiesa, dove viene violentato da 3 chierici. Una notte, però, riceve la visita di un misterioso visitatore peloso, che davanti alla porta della sua cella lascia un sacco pieno di regali di Natale.

 

Note di regia:
Questo piccolo e controverso film è stato prodotto e proiettato in diversi festival di tutto il mondo come parte dell’antologia Deathcember. È stato però bandito negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Come compenso per la mancata visibilità dovuta alla messa al bando, i produttori di Deathcember mi hanno permesso di presentare il film come cortometraggio autonomo ai festival.

(Jürgen Kling)

 

Jürgen Kling

Nato a Hanau, in Germania, nel 1975, dirige i Weirdoughmationfilms Stop-Motion Animation Studio a Gelnhausen, dal 1999. Ha lavorato a programmi per bambini per la rete ZDF e ha realizzato i cortometraggi Roach (2006) e Monsterparty (2007), entrambi insigniti dell’MKN Award per la migliore animazione. Nel 2009, il suo corto Minimalism, ha vinto tre premi Autovision Ottocard Gold, oltre a numerosi riconoscimenti in altri festival.

Dedication di Selina Sondermann
(Concorso)

Germania, 2021, 16′

Soggetto: da un racconto di Stephen King

Sceneggiatura: Selina Sondermann

Fotografia: Philip Reinking

Montaggio: Philip Reinking

Musica: Dof Twogee, Tyler Rydosz

Scenografia: Herbert Sondermann

Costumi: Julia Shropshire

Interpreti: Raquel Villar (Martha Roseiro), Danielle Schneider (Oktavia Zagomorova), Buenaventura Braunstein (Mama Delorme), Carlos Loro (Peter Gottfried), Antonia Von Stockhausen (Mandy)

Produzione: Selina Sondermann, Philip Reinking

 

In programma Mercoledì 25/10/23 – ore 18:00 – Savoia Cityplex

 

Martha fa la cameriera in un hotel, tra doveri, ospiti eccentrici e rapporti fra colleghe non sempre facili. In fuga dal suo passato, la donna prova a cercare aiuto nel soprannaturale…

 

Note di regia:
Qualcuno mi aveva parlato del programma Dollar Baby [con cui Stephen King vendeva i diritti delle sue storie a 1 dollaro ndr.] proprio quando avevo ottenuto la mia laurea in cinema. Così, quando sono tornata a scuola per un master, sapevo che volevo cogliere questa opportunità irripetibile. Ho sempre scritto da sola le mie storie, quindi realizzare una sceneggiatura partendo dal materiale originale di qualcun altro ha rappresentato una nuova sfida per me. Sicuramente è successo al momento giusto, credo che senza esperienza l’adattamento di una storia da un mezzo all’altro sia molto difficile.

(Selina Sondermann, da stephenkingshortmovies.com)

 

Selina Sondermann

Regista austriaca, a 12 anni ha scritto la sua prima sceneggiatura, che è stata rappresentata nel 2005 al Theater des Kindes Linz. Nel 2015 si è laureata con lode alla scuola di cinema della Kingston University di Londra e ha frequentato un bootcamp di sceneggiatura presso la Tisch School of the Arts della New York University. Dedication è il suo progetto di diploma alla Met Film School di Berlino, dove ha frequentato il programma MA Directing.

Greed & Gore di Adam Kirkey
(Concorso)

Canada, 2023, 15′

Sceneggiatura: Adam Kirkey, Mathieu Lamarche

Fotografia: Adam Kirkey

Montaggio: Adam Kirkey, Mathieu Lamarche

Musica: Steph Kowal

Effetti speciali pratici: Locked in the Cellar

Interpreti: Julie Mainville (ostaggio), Curt Desrosiers (Delta), Monica Zelak (Sierra), Krishan Dutt (Romeo), Matthey Bell (Tango), Nick DeWolfe (Whiskey), Curt Desrosiers (l’uomo con ascia)

Produzione: Travis Laidlaw, Adam Kirkey, Mathieu Lamarche, James Carmichael per Slinger Pictures / MGL Films / Backward Pictures

 

In programma Mercoledì 25/10/23 – ore 18:00 – Savoia Cityplex

 

Dopo che la rapina in banca non è andata come volevano, cinque criminali raggiungono in fretta il rifugio per nascondersi insieme al loro ostaggio. Ma la casa non è proprio così sicura…

 

Note di regia:
Che sia suspense, paura, una risata o una lacrima, l’obiettivo che amo è ottenere una reazione dal pubblico. E inoltre, se conoscete un posto dove si può mangiare bene, fatemelo sapere! (Adam Kirkey)

 

Adam Kirkey

Regista e fotografo indipendente di Ottawa, nell’Ontario. Gestisce una fortunata società di produzione specializzata in film industriali, video musicali e contenuti immobiliari di fascia alta. Tra i suoi più recenti progetti cinematografici c’è The Trunk, cortometraggio diretto da Travis Laidlaw, di cui è stato produttore e direttore della fotografia. Il film è stato proiettato al Toronto After Dark e ha vinto numerosi premi in altri festival. Un altro corto è Getting Away scritto, diretto e prodotto da lui stesso, che è stato proiettato in numerosi festival ed ha poi fatto parte di un’antologia Blu-ray per il sito Bloody Disgusting. Quando non gira, Adam adora provare diverse pizzerie e salse piccanti. Greed & Gore è il suo ultimo lavoro.

Keykavoos di Hamed Asgharzadeh Marghmaleki
(Concorso)

Iran, 2023, 14′

Sceneggiatura: Hamed Asgharzadeh Marghmaleki

Fotografia: Hossein Akbari

Montaggio: Mehran Ashkesh

Effetti speciali: Hamed Asgharzadeh Marghmaleki

Interpreti: Saeed Mahmoudi, Habib Tajmiri, Fatemeh Heydari

Produzione: Hamed Asgharzadeh Marghmaleki per Chaharmahal / Bakhtiari Youth Cinema Society

 

In programma Giovedì 26/10/23 – ore 18:00 – Savoia Cityplex

 

Kavoos decide di provare a coltivare su un terreno agricolo proibito, ma non è a conoscenza della maledizione del goblin.

 

Note di regia:
Il nostro mondo è un concentrato astratto di tribù, ogni continente ha diversi paesi e ogni paese ha molte tribù, ogni tribù ha molti clan e costumi. Penso che mostrando la bruttezza e la bellezza di ogni nazione possiamo conoscerci meglio e avvicinarci gli uni agli altri.

(Hamed Asgharzadeh Marghmaleki)

 

Hamed Asgharzadeh Marghmaleki

Regista iraniano, ha imparato la fotografia da suo padre. Successivamente ha studiato regia presso la Youth Cinema Society e ha conseguito prima una laurea in regia cinematografica e poi un master in sceneggiatura. Ha all’attivo diversi cortometraggi e documentari e ha vinto numerosi premi internazionali per la fotografia e il cinema.

Mantra di Stef Meyer & Pascal Bourelier
(Concorso)

Svezia, 2023, 9′

Sceneggiatura: Carolina Sandvik

Fotografia: Carolina Sandvik

Montaggio: Carolina Sandvik

Animazione: Carolina Sandvik

Musica: Leo Berg

Scenografia: Carolina Sandvik

Costumi: Annie Sörhammar

Produzione: Kerstin Übelacker per We Have a Plan

 

In programma Giovedì 26/10/23 – ore 18:00 – Savoia Cityplex

 

Un uomo e una donna stanno avendo una cena romantica in un ristorante. All’improvviso la pelle del viso di lui comincia a cedere. Un horror relazionale in stop motion e una commedia poco romantica su una coppia costretta a fare i conti con trasformazioni fisiche sempre più significative.

 

Carolina Sandvik
Artista e regista, è nata nel 1988 ad Avesta, in Svezia e vive e lavora a Malmö. Ha conseguito un Master in Belle Arti all’Accademia di Malmö nel 2019. Le sue animazioni in stop motion sono state esposte in gallerie svedesi e proiettate in festival come South by Southwest, Sitges Fantastic Film Festival e Tallinn Black Nights. Il suo primo cortometraggio, Dreams from the Ocean (2018) è stato nominato per il Miglior Corto Svedese al Dragon Award del Göteborg Film Festival, premio poi vinto nel 2021 con il successivo The Expected, presentato anche alla terza edizione di Monsters nell’ambito della sezione Le Signore del Male.

The Lovers di Carolina Sandvik
(Concorso)

Francia, 2022, 17′

Soggetto: dal racconto “Caught in the Gin Trap”, di Graham Farrow

Sceneggiatura: Stef Meyer & Pascal Bourelier

Fotografia: Antoine Carpentier

Montaggio: Nadège Kintzinger

Musica: Alexandre Edenne

Effetti speciali visivi: Nicolas Saury

Scenografia: Chloé Monguillon

Costumi: Charlotte Abalé Gnahoré

Interpreti: Maud Wyler (Emma), Raphaël Quenard (Paul)

Produzione: Charlotte Vande Vyvre, Francesca Betteni-Barnes per Balade Sauvage Productions

 

In programma Giovedì 26/10/23 – ore 18:00 – Savoia Cityplex

 

Emma e Paul si sono appena trasferiti in una vecchia villa di periferia. Hanno a malapena il tempo di sistemarsi che Paul deve subito partire per lavoro. Sola in casa, Emma scopre una strana creatura nell’ufficio del compagno: una mantide religiosa, da cui è allo stesso tempo disgustata e affascinata. Depressa e sola, Emma finisce lentamente per identificarsi con questo insetto intrappolato nel suo vivaio.

 

Note di regia:
Mantra è l’adattamento del racconto “Caught in the Gin Trap” del drammaturgo britannico Graham Farrow. Ci interessava molto il modo in cui Emma combatte la solitudine creando un legame con un insetto, fino a diventare lei stessa un animale impulsivo. Volevamo esprimere la sua trasformazione attraverso tutti gli aspetti del film, la luce, la scenografia, il sound design… E volevamo che l’interpretazione e il corpo di Maud Wyler fossero l’elemento principale del film. (Stef Meyer & Pascal Bourelier)

 

Stef Meyer & Pascal Bourelier

Pascal Bourelier è nato e cresciuto a Essonne, nella regione dell’Ile-de-France. Ha conseguito un master in animazione presso l’Arts Décoratifs de Paris.

Stef Meyer è di origine franco-americana e ha vissuto tra l’Illinois (Chicago) e il Nord-Passo di Calais (Lille). Ha conseguito un master in arti visive presso l’École Nationale Supérieure d’Arts de Paris-Cergy. Hanno sede a Parigi ma lavorano regolarmente tra Parigi, Londra e gli Stati Uniti.

Hanno iniziato a realizzare film sperimentali e di fiction durante i loro studi artistici, lavorando nel contempo nel campo della scenografia e degli effetti speciali. Dopo aver realizzato il loro primo video per il compositore dei loro film, Dawn Geometry/Alexandre Edenne, hanno continuato a collaborare con diversi artisti, vedendo in questo un’opportunità per spingere ulteriormente la loro sperimentazione cinematografica e le sfide creative. Attualmente stanno lavorando a diversi progetti di fiction, tra cui un lungometraggio con lo sceneggiatore Graham Farrow, mentre continuano a realizzare video musicali.

Power signal di Oscar Boyson
(Concorso)

Usa, 2023, 20′

Sceneggiatura: Oscar Boyson, Erin DeWitt

Fotografia: Zach Kuperstein

Montaggio: Erin DeWitt

Musica: James William Blades

Scenografia: Ryan Scott Fitzgerald

Costumi: Jocelyn Pierce

Interpreti: Babs Olusanmokun (Lincoln), Brooke Bloom (Sasha), Will Brill (Michael)

Produzione: Oscar Boyson, Alex Coco, Jordan Drake

Distribuzione: Lights On

 

In programma Sabato 28/10/23 – ore 18:00 – Spazioporto

 

Lincoln fa il corriere a New York e una sera effettua una consegna per conto di un collega. Così scopre la presenza di una misteriosa entità che sta infettando le donne della città…

 

Note di regia:
Abbiamo girato per un’intera settimana di gennaio gli esterni durante la notte, che è fredda come può esserlo a New York. Questo, unito al modo in cui la variante Omicron stava colpendo i membri del cast e della crew ha reso le cose difficili, ma fortunatamente avevo a disposizione un team di guerrieri.
Credo di [aver voluto comunicare al pubblico] soprattutto il divertimento di guardare una città e di vederla in modo differente, notando qualcosa che agli altri sfugge. Il modo in cui New York è cambiata tanto, almeno per me, durante la pandemia è stato fondamentale per realizzare il film. (Oscar Boyson, da BitPixTv)

 

Oscar Boyson

Nato nel Maine, vive a New York. Noto come produttore, ha partecipato fra gli altri a Frances Ha, Mistress America, Heaven Knows What, Good Time, Diamanti grezzi, Funny Pages e la serie HBO Chillin Island. Dopo il corto Power Signal, è attualmente al lavoro sul suo primo lungometraggio da regista, Liberty’s Last Line, con Paul Walter Hauser.

Rain, rain, go away di Sebastiano Pupino
(Concorso)

UK, 2023, 13′

Sceneggiatura: Thalia Kent-Egan

Fotografia: Ed Massey

Montaggio: Sebastiano Pupino

Musica: Calum Lee

Scenografia: Thalia Kent-Egan

Costumi: Thalia Kent-Egan

Effetti speciali trucco: Jobina Hardy

Interpreti: Carolina Lopes (Clari), Mike Sweeney-Collier (il nonno), Gaz Hayden (il tatuatore), Isabella Colby Browne (voce di Poppy)

Produzione: Emanuele Serra, Thalia Kent-Egan, Sebastiano Pupino per Null Film

 

In programma Venerdì 27/10/23 – ore 18:00 – Spazioporto

 

Perseguitata da incubi e strane visioni, Clari riceve una misteriosa chiamata da un amico perduto da tempo, che nasconde un oscuro segreto del loro passato.

 

Note di regia:
Cosa succede alla mente di una persona quando emergono notizie scioccanti sul suo passato?
Cosa succede quando la mente non riesce a far fronte al trauma e nasconde la verità dietro sogni criptici?
Queste sono alcune delle domande a cui stiamo cercando di rispondere.
Con l’aiuto di effetti visivi sperimentali, ci immergiamo nella mente del personaggio principale e nuotiamo nel regno dei sogni e degli incubi.
Con un passo indietro, siamo di nuovo nel classico cinema horror: ora stiamo sperimentando effetti sonori e trucchi pratici che descrivono un orribile atto di autolesionismo.
Alla fine, la rivelazione scioccante: il vero orrore è ciò che gli esseri umani si fanno a vicenda. (Sebastiano Pupino)

 

Sebastiano Pupino

Nato a Taranto, Sebastiano Pupino si è trasferito a Roma per seguire le sue aspirazioni cinematografiche. Nel 2009 ha diretto Refrain, un cortometraggio surreale girato in S16mm. Nel 2015 si è trasferito a Londra per studiare regia al Master Filmmaking Course del Goldsmiths College. Il suo cortometraggio Gadget è stato presentato in anteprima mondiale al 42° Boston Sci-fi Film Festival per poi essere proiettato in molte altre manifestazioni. Nel 2020 ha realizzato The Last Bite, un lungometraggio d’essai prodotto con l’artista di VFX Emanuele Serra.

Red rabbit di Rory Kerr
(Concorso)

Irlanda, 2022, 5′

Sceneggiatura: Rory Kerr

Animazione: Cliona Noonan, Keith Kavanagh, Jack O’Shea, Paul Ruttledge, Rory Kerr

Montaggio: Robbie O’Farrell

Musica: Jamie Kerr

Voci: Claire Jenkins

Produzione: Ciara Roche per Bogboy Productions

 

In programma Giovedì 26/10/23 – ore 18:00 – Savoia Cityplex

 

Un coniglio antropomorfo fatica a rilassarsi in casa. I suoi tentativi vengono infatti contrastati da un distruttivo diavoletto, che si diverte a rovinare ogni possibilità di pace.

 

Note di regia:
Red Rabbit è un film che volevo fosse divertente e allo stesso tempo un po’ spirituale. È influenzato dagli horror occulti degli anni ’70
Sebbene sia nato dal profondo del lockdown, era importante renderlo divertente. L’obiettivo generale era renderlo divertente e macabro. E fuori di testa.

(Rory Kerr)

 

Rory Kerr

Animatore e regista di Kilkenny, in Irlanda. Attivo dal 2014, tra i suoi lavori più celebri troviamo i cortometraggi That’s Not Supposed to Happen (Premiato come miglior corto animato d’esordio al Galway Film Fleadh 2013), Wear and Tear (del 2020) e Red Rabbit (premio October Award al The Monthly Film Festival 2022).

Reginetta di Federico Russotto
(Concorso)

Italia, 2022, 20′

Sceneggiatura: Mattia Caprilli, Francesca Nozzolillo, Federico Russotto

Fotografia: Sebastian Bonolis

Montaggio: Davide Michelangeli

Musica: Sergio Bachelet

Scenografia: Margherita Dotti

Costumi: Beatrice Del Conte

Interpreti: Chiara Ferrara, Caterina Valente, Amedeo Gullà, Mario Pirrello, Maurizio Jiritano, Adele Tirante

Produzione: Centro Sperimentale di Cinematografia

Distribuzione: Premiere Film

 

In programma Venerdì 27/10/23 – ore 18:00 – Spazioporto

 

Ciociaria, primi anni ’50. Una giovane contadina viene scelta per partecipare alle selezioni di Miss Italia, ma le misure del suo corpo non sono quelle richieste dal concorso. Sottoporsi a un terribile processo di trasformazione fisica sembra essere l’unico modo per essere eletta Reginetta.

 

Note di regia:

Il corto è un racconto di illusione e disincanto insieme. Una favola nera dove la bellezza è benedizione e condanna. Reginetta è una giovane contadina che si trova di fronte ad una reale possibilità di scalata sociale. Ma questa, passa dal duro confronto con un canone estetico immobile e apparentemente irraggiungibile. L’avvicinarsi a quella perfezione è l’unica via di salvezza. La storia corre parallela a quella di un’Italia semplice e testarda, figlia di una civiltà contadina, facile da abbindolare e non preparata all’arrivo prepotente del boom economico. L’ossessione odierna per la bellezza, che accomuna qualunque classe sociale, è figlia diretta di quell’Italia ingenua, che si è lasciata sedurre dalle luci del cinema e dalla femminilità ostentata delle riviste. Reginetta è un’escalation orrorifica dove i toni e lo stile del Neorealismo Italiano si contaminano col “mostruoso”.

(Federico Russotto)

 

Federico Russotto

Nato a Roma nel 1996, dopo il liceo si trasferisce a Londra dove studia regia e sceneggiatura alla Royal Holloway e Ravensbourne University. Nel 2019 viene ammesso al corso di regia del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, dove è allievo di Daniele Luchetti, Claudio Giovannesi e Susanna Nicchiarelli. Nel 2021, il suo cortometraggio L’avversario vince la menzione speciale della giuria ad Alice nella città, viene presentato in numerosi festival nazionali e internazionali e nel 2022 è candidato tra i finalisti del prestigioso Student Academy Awards. Reginetta è il suo corto di diploma e viene presentato in concorso SiC@Sic alla 37a Settimana Internazionale della Critica di Venezia, dove vince il Premio al Miglior Contributo Tecnico.

Total Liquidation di Ugo De Gregorio, Luis Patard, Andoni Maury
(Concorso)

Francia, 2023, 19′

Sceneggiatura: Ugo De Gregorio, Luis Patard, Andoni Maury

Fotografia: Ugo De Gregorio, Luis Patard, Andoni Maury

Montaggio: Ugo De Gregorio, Luis Patard, Andoni Maury

Interpreti: Andoni Maury (il ragazzo), Xabi Lafitte (uomo degli scarafaggi/del latte), Elizaveta Sarkisova (donna spot Moneysmell), Mikeldi O’ Kelly (uomo spot Moneysmelle), Didier De Gregorio (presentatore), Ugo De Gregorio (podista), Angèle Bulot (mamma), Maider Borda (influencer), Laure Albizu (passante), Jean-Michel Maury (autista)

Produzione: Ugo De Gregorio, Luis Patard, Andoni Maury per Oreka Image

 

In programma Sabato 28/10/23 – ore 18:00 – Spazioporto

 

Un ragazzo è accasciato sul divano e guarda la TV. La pubblicità scorre sullo schermo quando all’improvviso sulla sua pelle appare un simbolo identico al logo di uno degli spot. Il giovane capisce subito che i prodotti di marketing che lo circondano hanno un effetto sul suo corpo. Tenta allora disperatamente di fuggire.

 

Note di regia:

Questo film rappresenta il lavoro collettivo di tre persone. Dal momento che il nostro genere preferito è l’horror, influenzato principalmente dai film “Body Horror” di David Cronenberg o anche da La Cosa di John Carpenter, fino a registi più recenti come Ari Aster, abbiamo deciso di realizzare il nostro primo cortometraggio in maniera totalmente autoprodotta, adottando un tono satirico e fantastico.

(Ugo De Gregorio, Luis Patard, Andoni Maury)

 

Ugo De Gregorio, Luis Patard, Andoni Maury

Andoni Maury e Luis Patard sono cugini di primo grado, mentre Ugo De Gregorio è uno dei più vecchi amici dello stesso Andoni. Questa vicinanza ha permesso loro di sviluppare gusti molto simili fin da bambini, soprattutto per quanto riguarda il cinema. Andoni e Luis hanno poi conseguito una laurea in linguaggi audiovisivi (rispettivamente nel 2017 e nel 2018), mentre Ugo una licenza da psicologo. Nel 2019 è così nato il progetto “OREKA” sotto forma di microimpresa. Patard e Maury si sono trasferiti a Bordeaux dove hanno iniziato a produrre i loro primi video musicali, sempre con il desiderio di apportare un tocco cinematografico e una certa ricchezza di storie a questi progetti. Nel corso del 2020, i tre si sono ritrovati tutti insieme a Bordeaux e a Saint Jean de Luz per scrivere i loro primi cortometraggi, fino ad arrivare alla realizzazione di Total Liquidation.

White Ant di Shalini Adnani
(Concorso)

UK/India, 2023, 15′

Sceneggiatura: Shalini Adnani

Fotografia: Adric Watson

Montaggio: Anna Meller

Musica: Hollie Buhagiar

Scenografia: Binay Sarkar

Costumi: Preeti Aparna Venkatesh

Sound Design: Maiken Hansen

Effetti speciali digitali: Brian King

Interpreti: Denzil Smith (Ashish), Sushannt Sapare (ispettore), Harish Kesariya (Bunty)

Produzione: Sara Bonakdar, Michael Graf, Kaarthekeyen Santhanam, Mrunalini Havaldar per Makadam Films / Stone Bench Films / Sol Pictures Production

Distribuzione: Lights On

 

In programma Sabato 28/10/23 – ore 18:00 – Spazioporto

 

Ashish viene convocato nella sua casa d’infanzia per confrontarsi con un’infestazione di termiti che stanno consumando l’abitazione dall’interno. Con l’aiuto di un ispettore, Ashish riesce a sentire il suono degli insetti attraverso le mura. Mentre il tentativo di disinfestazione prosegue, l’uomo percepisce che le memorie legate a quella casa rischiano di svanire per sempre.

 

Note di regia:

Il film, che segue il ritorno a casa di un uomo e il disagio che ne deriva, è stato scritto in uno stato onirico, durante molti notti insonni, e il risultato è tanto un sogno quanto una realtà. Realizzarlo, per molti aspetti, ha rappresentato un tentativo di dare un senso ai miei sogni e di affrontare il disagio che provo ogni volta che torno nella mia vecchia casa di famiglia.

Le termiti sono state pensate fin dall’inizio come creature iridescenti e con una qualità ultraterrena, il che ha comportato l’uso di animazione digitale, combinata al formato 16mm con cui è stato girato il film.

La realizzazione di White Ant ha rappresentato un passo verso il mio primo lungometraggio, Kollam, che pure tratterà il tema del ritorno alla famiglia d’origine e a un paese che si confronta con la modernizzazione.

(Shalini Adnani)

 

Shalini Adnani

Sceneggiatrice e regista indo-cilena, vive a Londra. Si è laureata in filosofia politica e studi latino-americani presso il Bard College, nello stato di New York. Il suo ultimo cortometraggio, White Ant, è stato presentato in anteprima al Sundance Festival 2023. Ora è al lavoro sul suo lungometraggio d’esordio, ambientato in India.

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Almamula di Juan Sebastián Torales
(Concorso)

Francia/Argentina/Italia, 2023, 95′

Sceneggiatura: Juan Sebastián Torales

Fotografia: Ezequiel Salinas

Montaggio: Juan Sebastián Torales

Musica: Matteo Locasciulli

Scenografia: Pilar Peredo

Costumi: Soledad Cancela

Interpreti: Nicolás Díaz (Nino), Martina Grimaldi (Natalia), María Soldi (Estela), Cali Coronel (Ernesto), Luisa Lucía Paz (María), Beto Frágola (Malevo), Tania Darchuk (Tania), Adrián Ramallo (Cesar)

Produzione: Pilar Peredo, Edgard Tenembaum per Tu Va Voir Productions (Francia) / Twins Latin Films (Argentina) / Augustus Color (Italia)

Distribuzione: Bendita Film Sales

 

In programma Giovedì 26/10/23 – ore 19:15 – Savoia Cityplex

 

Nino è nel pieno della scoperta della sua sessualità e a quattordici anni è già vittima di attacchi omofobi da parte dei suoi coetanei. Per proteggerlo, i genitori decidono di trasferirsi temporaneamente fuori città, nei pressi della foresta in cui lavora il padre. Qui Nino sente parlare di Almamula, un mostro che vive nel fitto dei boschi e cattura chi commette peccati carnali. In un mondo fatto di sussurri, desideri inespressi e preghiere, gli impulsi di Nino e i suoi desideri per il magico vengono a galla.

 

Note di regia:

È una storia che sento molto personale. Nasce da quello che provavo in un momento piuttosto buio della mia adolescenza, e che penso sia comune a molti adolescenti gay. Sono nato in una comunità che vedeva le cose attraverso due lenti: conservatorismo e superstizione. C’era però un senso di magico in quella superstizione che mi ha sempre attratto. Così ho preso quel momento oscuro e l’ho fuso con la mitologia della mia città, per portare un messaggio di speranza ai giovani che soffrono di abusi solo perché diversi.

(Juan Sebastián Torales, da Cineuropa)

 

Juan Sebastián Torales

Regista argentino, dal 2017 vive a Parigi, dove ha lavorato in oltre 30 documentari per la televisione francese. Il suo primo corto documentario da regista, La croix, è stato presentato in anteprima al Mar del Plata Film Festival. Sono poi seguiti Los árboles (2018), Le warrior (2019) e, in preparazione al suo debutto nel lungometraggio, Sacha e Maco, ambientati nella sua città natale di Santiago del Estero. Almamula è il suo primo lungometraggio, sviluppato con il supporto dell’Eurimages Development Award. Il film ha debuttato alla Berlinale 2023.

 

La critica:

L’adolescente Nino intraprende il suo percorso tra spiritualità e passione carnale. Almamula è un coming of age raffinato e inquietante, l’horror è sussurrato, immerso in una natura selvaggia divisa tra fede e folklore.

In una remota regione dell’Argentina, la famiglia di Nino dovrà fronteggiare le leggende che aleggiano intorno a questo luogo così mistico e oscuro: una creatura mitologica punisce gli impuri. Dove si cela il mostruoso? Nella sessualità ferina o nel dogmatismo? Il regista Juan Sebastián Torales firma un film di mutazioni fisiche e spirituali e porta lo spettatore in un mondo inafferrabile, come il protagonista che lo abita, spingendo alla riflessione su questioni di genere, di classe e etniche.

(Andreina Di Sanzo)

Best Wishes to All di Yuta Shimotsu
(Concorso)

Titolo originale: みなに幸あれ (Mina ni sachi are)

Giappone, 2023, 89′

Soggetto: Yuta Shimotsu

Sceneggiatura: Rumi Kakuta

Fotografia: Ryuto Iwabuchi

Montaggio: Yuta Shimotsu

Musica: Yuma Koda

Interpreti: Kotone Furukawa, Koya Matsudai

Produzione: Tsuyoshi Kobayashi, Chikako Nakabayashi, Momoko Shimoda, Takashi Shimizu

Distribuzione: Kadokawa

 

In collaborazione con TOHorror Fantastic Film Fest

 

In programma Sabato 28/10/23 – ore 19:00 – Spazioporto

 

Una studentessa di infermieristica, si reca dopo tanto tempo a far visita ai nonni in campagna. L’incontro sembra inizialmente sereno e all’insegna dell’allegria, ma la ragazza avverte ben presto qualcosa di strano. Rumori notturni le fanno sospettare che ci sia qualcosa (o qualcuno) nella stanza in cima alle scale. La scoperta la costringerà a mettere in discussione tutte le sue convinzioni…

 

Note di regia:

Non si risolve nulla con i soli ideali. Affrontare e accettare la realtà è un’impresa molto dolorosa. Il titolo del film contiene sia ironia che speranza e per questo la mia speranza era di riuscire a far accettare la realtà e continuare a immaginare l’ideale.

Mi sembra esista qualcosa chiamato “Legge per preservare le emozioni sulla Terra”. Uccidendo il bestiame e gli animali che vivono sulla Terra, si accumulano emozioni negative sul pianeta, che spingono l’umanità a commettere altre azioni negative. È proprio così: la nostra felicità è basata sul rendere intenzionalmente altre persone infelici.

Voglio fare un film che duri bel tempo, non uno per essere consumato velocemente, perché credo nel potere del cinema e soprattutto nel progetto e in me stesso. Credo che i pensieri di una persona creativa arrivano sempre al destinatario.

(Yuta Shimotsu)

 

Yuta Shimotsu

Nato a Kitakyushu, nella prefettura di Fukuoka nel 1990, attualmente fa base a Tokyo. Fin dagli anni dell’università ha diretto vari spot pubblicitari, specializzandosi nel settore dei commercial e dei videoclip, oltre a produrre vari cortometraggi. Best Wishes to All è il suo primo lungometraggio.

 

La critica:

Un paesino della campagna giapponese rappresenta il mondo intero, e per la giovane protagonista – non a caso aspirante infermiera – il ritorno a casa dai nonni diventa il viaggio definitivo, la chiave necessaria per l’acquisizione della consapevolezza. Di se stessa, del mondo, del requisito indispensabile per guadagnarsi un posto nella società e raggiungere la felicità. E non si tratta certo di curare il prossimo. Basato su un suo stesso cortometraggio, l’esordio alla regia di Yuta Shimotsu mette in scena con spietata delicatezza le rigide norme del classismo e del capitalismo, utilizzando codici (compreso un umorismo nerissimo e assai efficace), immagini (si passa dal bucolico all’agghiacciante con estrema naturalezza), suoni e relazioni “umane” con una determinazione sconvolgente. E spaventosa. Best Wishes To All è uno di quei rarissimi casi per i quali l’etichetta New Horror è ampiamente giustificata.

(Mirco Moretti)

Black Mass di Devanny Pinn
(Concorso)

Usa, 2023, 80′

Soggetto: Devanny Pinn

Sceneggiatura: Eric Pereira, Brandon Slagle

Fotografia: Noah Luke

Montaggio: Wayne Kent

Musica: Fernando Perdomo

Scenografia: Mariposa Miranda

Costumi: Alex Marie

Interpreti: Andrew Sykes (il killer), Lisa Wilcox (Darcy), Susan Lanier (Heidi Lennon), Lew Temple (O’Connor), Eileen Dietz (Dorothy), Jennifer Wenger (Nancy), Kathleen Kinmont (Brenda), Jeremy London (Patrick)

Produzione: Devanny Pinn, Michelle Romano per Jaguar Motor Pictures

Distribuzione: Cleopatra Entertainment

 

In programma Mercoledì 25/10/23 – ore 21:00 – Savoia Cityplex

 

Ispirato ai terrificanti eventi reali, seguiamo 24 ore nell’inverno della Florida del 1978, quando un alloggio di studentesse viene preso di mira da un serial killer.

 

Note di regia:

Nel mio film si trascorre un giorno insieme a un celebre serial killer. Come spettatori, siete su di lui e con lui per esplorare, osservare e infine inseguire e uccidere le studentesse universitarie. Un’esperienza visiva utile a far comprendere l’impatto che un singolo individuo può avere sul mondo attorno a lui. Siete costretti a vedere le vittime come persone reali, che vivono davvero la loro vita prima dell’orribile finale. Spero serva a umanizzare di più le vittime e meno l’assassino. L’obiettivo è far pensare più all’impatto dei crimini che ai criminali. È la prima volta che un caso reale viene raccontato così.

Tutti gli eventi e molti dei dialoghi sono ricavati dalle dichiarazioni dei testimoni al processo o da interviste ai sopravvissuti.

(Devanny Pin)

 

Devanny Pinn

Attrice, produttrice, sceneggiatrice e regista americana, nata a Houston (Texas), inizia a calcare le scene giovanissima, come ballerina e cantante. Volto celebre dell’horror indipendente americano, ha partecipato, fra gli altri, ai film Piranha 3D (2010), Nude Nuns with Big Guns (2010), The Black Dahlia Hunting (premio migliore attrice 2012 a Shockfest Film Festival), The Dawn (premio migliore attrice 2019 a Shockfest Film Festival e 2020 al Fright Night Film Festival) Frost (premio miglior attrice 2022 all’Eastern Europe Film Festival). Nel 2011 debutta alla regia con il cortometraggio Cathartic. Black Mass è il suo primo lungometraggio da regista.

 

La critica:

Nella mente del serial killer, per un’esperienza temporale ben definita – tutto si svolge in 24 ore – capace però di farsi anche delirante esplorazione di una percezione psicotica del mondo. Devanny Pinn dirige con stile controllatissimo e tensione costante un film tanto lineare quanto potente e immersivo, che atterrisce e affascina per la lucidità teorica e la sua capacità di lasciarsi andare, in un gioco di percezioni tutto articolato sul vedo/non vedo il/del killer: una “massa oscura” che diventa flusso di cattiva coscienza di un’America che è il 1978, ma parla all’oggi delle violenze di genere e della spettacolarizzazione mass-mediatica. Un’opera prima sorprendente.

(Davide Di Giorgio)

Good Boy di Viljar Bøe
(Concorso)

Norvegia, 2022, 76′

Sceneggiatura: Viljar Bøe

Fotografia: Viljar Bøe

Montaggio: Viljar Bøe

Musica: Martin Smoge, Isak Wingsternes

Interpreti: Gard Løkke (Christian), Katrine Lovise Øpstad Fredriksen (Sigrid), Amalie Willoch Njaastad (Aurora), Nicolai Narvesen Lied (Frank)

Produzione: Marie Waade Grønning, Ane Marie Sletten, Karl Oskar Åsli per Fredagsfilm AS / The Norwegian University of Science and Technology (NTNU)

Distribuzione: Blue Finch Film Releasing

 

In collaborazione con TOHorror Fantastic Film Fest

 

In programma Venerdì 27/10/23 – ore 22:30 – Spazioporto

 

Christian è giovane, bello e erede di un’azienda milionaria. Attraverso un’app di incontri conosce Sigrid, una giovane studentessa, con cui stabilisce subito un buon feeling. C’è un problema però, rappresentato dal terzo incomodo, Frank, il cane di Christian. Che in realtà non è propriamente un animale domestico…

 

Note di regia:

Ho pensato che questo cane all’inizio dovesse essere una cosa fuori di testa, una cosa bizzarra. Ma speravo anche che durante il film, almeno per la prima metà, dovesse sembrare una cosa buona fatta da Christian, che si sacrifica per una giusta causa. Non è una cosa da feticisti. È una persona che cerca di fare del suo meglio per aiutare. Che, credo in un certo qual modo, sia anche la ragione per cui Sigrid voglia portare avanti questa relazione, in parte per il cane e per il modo in cui Christian lo tratta.

Quello che poi volevo sperimentare era anche come gli spettatori percepiscono il cane. All’inizio è questa cosa bizzarra, e poi, si spera, la gente se ne convince, del tipo “ok, ora che la situazione più o meno è stata spiegata, non mi importa più del cane. Sì, è strano, ma comunque non fa male a nessuno”. Che è più o meno il punto del film, e va bene fino a prova contraria. (Viljar Bøe,da Scriptmag)

 

Viljar Bøe

Sceneggiatore e regista di 25 anni di Bergen, Norvegia. Si è interessato al cinema per tutta la vita, acquistando la sua prima cinepresa all’età di 11 anni per girare film di zombie con la sua famiglia.

Ha conseguito un master in produzione cinematografica e video presso la NTNU di Trondheim, Norvegia. Attualmente ha scritto e diretto tre cortometraggi, tre lungometraggi e sta sviluppando il suo quarto lungometraggio.

 

La critica:

Norwegian Psycho in astrazione sociale: mentre il mondo resta fuori, negli spazi chiusi eppure sconfinati dell’alta borghesia scandinava va in scena una dinamica continuamente ribaltata di dominazione e sopraffazione, in cui, per larga parte del racconto, domina l’ambiguità su chi stia realmente conducendo il folle gioco. Viljar Bøe gioca con le aspettative dello spettatore e con la consapevolezza dei meccanismi torture horror, riscrivendoli in chiave “puppy” sulla maschera disturbante eppure tenera del “good boy”, silenziando la portante sadomaso e predisponendo il racconto al twist psycho-horror. Un film alla luce del sole, dove però si agitano le pulsioni più oscure, in un mix ironico che sa colpire fino all’ultima inquadratura.

(Massimo Causo e Davide Di Giorgio)

Moon Garden di Ryan Stevens Harris
(Concorso)

Usa, 2022, 93′

Sceneggiatura: Ryan Stevens Harris

Fotografia: Wolfgang Meyer

Montaggio: Ryan Stevens Harris

Musica: Michael Deragon

Scenografia: John Michael Elfers, Ryan Stevens Harris

Effetti visivi: Ryan Stevens Harris, Michael A. Martinez, Jeffrey Olney

Animazioni: Ryan Stevens Harris

Suono: Ryan Stevens Harris

Interpreti: Haven Lee Harris (Emma), Augie Duke (Sara), Brionne Davis (Alex), Maria Olsen (Principessa), Timothy Lee DePriest (Groom)

Produzione: John Michael Elfers per Fire Trial Films

Distribuzione: Oscilloscope Laboratoires

 

In programma Mercoledì 25/10/23 – ore 19:00 – Savoia Cityplex

 

Quando Emma, una bambina di cinque anni, in seguito a un incidente domestico finisce in coma, si ritrova in un mondo industriale oscuro e surreale, una dimensione da sogno che si trasforma presto in un incubo. Inseguita da una misteriosa e spettrale figura che si nutre delle sue lacrime, Emma segue la voce di sua madre, che sembra provenire dai segnali elettrostatici di una radio, e la guida verso il ritorno alla coscienza. Una fantastica odissea realizzata interamente a mano, frutto di effetti speciali pratici che dimostrano come una bambina possa essere fonte di luce anche nel luogo più buio.

 

Note di regia:

“MOON GARDEN è un vero lavoro d’amore. Per quasi mezzo decennio, il film ha rappresentato essenzialmente la vita della mia famiglia. Mia figlia nella vita reale, Haven, interpreta la ragazzina protagonista, persa nel suo paese delle meraviglie industriale. Mia moglie (e co-produttore) canta le melodiose ninne nanne per tutto il film.

È stimolante come l’arte possa guarire, poiché MOON GARDEN stesso ha portato la mia famiglia a diventare molto più unita, un po’ come accade ai personaggi nel film. Dopo aver lavorato senza sosta, credo che, con umiltà, abbiamo creato un piccolo

monumento a noi stessi. Questo è il tema centrale di MOON GARDEN. Le cose rotte si possono riparare. Non importa quanto tragiche possano sembrare le cose, c’è sempre una delicata magia che può avvicinare le persone. A volte basta un bambino per rendersene conto”. (Ryan Stevens Harris)

 

Ryan Stevens Harris

Artista, montatore e regista pluripremiato, è cresciuto tra la Carolina del Nord e l’Ohio, illuminato dalla luce rossa della camera oscura di sua madre fotografa, disegnando e inventando storie. La sua passione lo ha poi portato a seguire una carriera nel cinema, prima a Londra e poi alla USC School of Cinematic Arts di Los Angeles. Qui ha co-fondato la casa di produzione Fire Trial Films, specializzata in lavori su 35mm, con cui, nel 2009, ha realizzato l’horror soprannaturale Finale, premiato allo Screamfest. Il film è stato realizzato con cineprese S16mm per ottenere l’estetica old fashion del film-ritrovato-in-soffitta. Nel 2010 ha esordito alla regia con Virus X, un claustrofobico lavoro tech-noir distribuito da Lionsgate. Tecnico versatile, ha poi lavorato come montatore del suono di Moonfall, designer dei promo sonori di Independence Day: Rigenerazione, e montatore e sound designer addizionale di Midway, tutti di Roland Emmerich. Sebbene sia il suo secondo lungometraggio da regista, Harris considera Moon Garden il suo vero esordio. Il film è stato girato su pellicola 35mm scaduta e con lenti vintage, come omaggio a un’estetica e un cinema a lui più cari.

 

La critica:

Ryan Stevens Harris definisce la storia della piccola protagonista di questa fiaba nera, di questo dolce racconto fantastico sotteso alla paura, all’horror, all’inconscio dell’infanzia, e ai fantasmi che lo abitano, un’odissea. È un film sulla perdita, Moon Garden: forse tra i suoi estimatori sarebbe probabile incontrare Spielberg. Harris gira su pellicola scaduta 35mm e la visione taglia spazi e soglie, sconfina tra realtà e mostri. La stop-motion si eleva ad abissale, incrinata avanguardia, la meraviglia e l’innocenza sono una forma di resistenza contro l’oblio, contro l’amore che finisce, contro l’assenza; e una bambina in coma si fa straordinaria viaggiatrice nel cinema-sogno.

(Leonardo Gregorio)

New Life di John Rosman
(Concorso)

Usa, 2023, 84′

Sceneggiatura: John Rosman

Fotografia: Mark Evans

Montaggio: Enzo Rafa Rain Collective

Musica: Mondo Boys

Scenografia: Jade Harris

Costumi: Erin Toft

Effetti speciali trucco: Ravenous Studios

Interpreti: Sonya Walger (Elsa Gray), Hayley Erin (Jessica Murdock), Tony Amendola (Raymond Reed), Jeb Berrier (Vince Harding), Ayanna Berkshire (Molly), Nick George (Ian), Lisa Cross (Jamie)

Produzione: T. Justin Ross, Mike Marchlewski per American Storyworks, Great Lakes Vacuum Supplies Unlimited

Distribuzione: XYZ Films

 

In programma Martedì 24/10/23 – ore 20:30 – Savoia Cityplex

 

Una donna misteriosa è in fuga, inseguita da un’intraprendente poliziotta incaricata di catturarla. Le loro storie si legano indissolubilmente, mentre la posta in gioco dell’inseguimento si eleva a proporzioni apocalittiche.

 

Note di regia:

All’inizio mi piaceva l’idea di seguire qualcuno in fuga, senza sapere perché sta scappando. Poi, come spettatore, dopo un po’ te ne dimentichi o non ti interessa più il perché. Ma avere questa domanda in fondo alla mente è sempre stato interessante per me. Una volta che ho avuto quell’idea e ho capito come volevo che rientrasse in un concept da film horror, mi è sembrato naturale concentrarmi su quel tipo di personaggio. Molto del lavoro svolto nelle successive stesure della sceneggiatura è stato improntato al come unire le due storie. Come facciamo a dare l’impressione che si tratti di una sola storia.

(John Rosman, da The Hollywood News)

 

John Rosman

Cresciuto nell’area metropolitana di Detroit, dove ha suonato in alcune band locali, si è laureato in giornalismo all’università statale dell’Oregon. Per dieci anni ha poi lavorato nel campo del montaggio video e della produzione televisiva, sviluppando una passione per la narrazione per immagini che lo ha portato a girare numerosi spot pubblicitari e videoclip. New Life è il suo primo lungometraggio.

 

La critica:

Una donna a caccia di un’altra donna. La preda corre verso la frontiera, la cacciatrice la insegue. Nessuna delle due sta bene, nessuna delle due sa quanto le resta da vivere, tanto meno come. Intorno a loro – e all’interno dei loro corpi – l’ennesima apocalisse è in atto, e le riprese mai casuali della natura selvaggia ci suggeriscono che il pianeta è già pronto a fare a meno dell’umanità. Anzi, non vede l’ora che ci decidiamo a togliere il disturbo. Ancora un esordio formidabile, un riuscitissimo mix di generi, perfettamente a fuoco sia a livello di scrittura che di regia, con due personaggi femminili che è difficile dimenticare, e privo della pur minima sbavatura: segniamoci il nome di John Rosman, ne risentiremo parlare. Se i prossimi virus mortali ce lo permetteranno.

(Mirco Moretti – Dikotomiko)

Piove di Paolo Strippoli
(Concorso)

Italia/Belgio, 2022, 93′

Soggetto: Jacopo Del Giudice

Sceneggiatura: Jacopo Del Giudice, Paolo Strippoli e Gustavo Hernandez

Fotografia: Cristiano Di Nicola

Montaggio: Marco Spoletini

Musica: Raf Keunen

Scenografia: Nello Giorgietti

Costumi: Nicoletta Taranta

Interpreti: Fabrizio Rongione (Thomas Morel), Francesco Gheghi (Enrico Morel), Cristiana Dell’Anna (Cristina), Aurora Menenti (Barbara), Leon de la Vallée (Gianluca), Ondina Quadri (Alice), Orso Maria Guerrini (Ferrini)

Produzione: Marina Marzotto e Mattia Oddone per Propaganda Italia e GapBusters, in associazione con Polifemo

Distribuzione: Fandango

 

Evento Preview – In collaborazione con Vicoli Corti

 

A Roma piove e l’acqua si raggruma nelle fogne sotto forma di una melma nerastra, con esalazioni di vapore in grado di liberare i sentimenti più oscuri e repressi di chi ci entra in contatto. Come accade nella famiglia Morel, tra Thomas e suo figlio Enrico. Dalla morte di Cristina, moglie e madre, in un incidente d’auto che si poteva evitare, l’amore ha ceduto il posto a una convivenza forzata, con i due che hanno smesso di parlarsi. Ora sono anime cariche di rabbia, imprigionate in una Roma che assomiglia a loro: cupa, nervosa, sul punto di esplodere.

 

Note di regia:

L’ambientazione di Piove è una Roma lontana dagli estremi. Non è la periferia più difficile né i quartieri dell’alta borghesia. La “grande bellezza” è lontana chilometri. È una Roma intrisa di quotidianità, fatta di palazzoni che sovrastano i protagonisti diventando veri e propri personaggi del film. È una Roma tinta d’argento, incorniciata dal cielo d’inverno. Ma il pallore della città è spezzato dalle frequenti visioni horror, incursioni violente anche da un punto di vista cromatico.

Il mio intento era fare di Piove un film drammatico che scivolasse lentamente in una spirale d’orrore, fotografando nevrosi e debolezze del mondo in cui viviamo attraverso il filtro del genere. Volevo che Piove fosse ciò che da spettatore più amo e cerco costantemente: un horror con un cuore.

(Paolo Strippoli)

 

Paolo Strippoli

Regista e sceneggiatore pugliese, ha studiato cinema al Centro Sperimentale di Cinematografia, realizzando poi i corti In un mondo violento, Summer’s End, The Loony Boxer, Nessun dorma (vincitore di Puglia Show al Festival del Cinema Europeo di Lecce 2019), Mio fratello e Senza tenere premuto (Premio Unisalento al Festival del Cinema Europeo di Lecce nel 2020). Nel 2021, l’esordio nel lungometraggio con A Classic Horror Story (co-diretto con Roberto De Feo) gli è valso il Cariddi d’Argento al Festival di Taormina. Il successivo Piove viene presentato alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Alice nella città.

 

La critica:

Strippoli realizza un dramma-horror che è tanto più realistico e duro quanto più sembra astrarsi nelle forme del genere puro. La pioggia in questo senso ha una consistenza grumosa, viscida, possiede un peso come in una pellicola di Hideo Nakata e rende le vie dell’Urbe più spettrali, oscure, tali da farle stringere addosso ai personaggi. Ma è anche qualcosa che sta lì come a dover lavare le colpe che il suo fango inevitabilmente amplifica. In questo senso, e in barba alla sua prospettiva intima, “piccola”, di dramma familiare, Piove è anche un film epico, nel senso etimologico del racconto delle grandi gesta necessarie a rifondare l’umanità.

(Davide Di Giorgio, da duels.it)